“…O sito amabile, e ridente, disse Rosana, ò prati fioriti, ò fiume placido, ò aria salubre, ò Brenta delitiosa, da nobili edifitji coronata, come Regina degl’altri fiumi.”

1981 - 2019: trentotto carnevali in trentun maschere

Rossana Molinatti e l’arte di indossare l’Arte

Testi, illustrazioni e impaginazione dell’autore

154 pagine a colori

Formato 21x29,7 cm


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Rossana Molinatti

Dalla prefazione


Immaginare L’Italiana di Picasso che se ne gira tranquillamente per le calli veneziane è piuttosto difficile. Se poi pensiamo al Trittico delle delizie del visionario Hieronymus Bosch con la sua infinità di dettagli strani, nudi che giocano e si bagnano, mostri orrendi che sembrano scaturiti dall’inconscio più profondo e terribile, allora la cosa si fa non solo difficile, ma al limite dell’impossibile. Eppure c’è non solo chi ci ha pensato, ma addirittura l’ha messo in pratica. È Rossana, Rossana Molinatti, il geniale folletto veneziano che, allo scoppio del Carnevale degli inizi degli anni ’80 ha deciso di scendere in piazza, come un po’ tutti facevano in quelle giornate così convulse e magnifiche, indossando una “maschera”. Ma non una maschera comune… no! Semplicemente un dipinto celebre, per poter portare l’arte con sé o, meglio ancora, entrarci dentro, nel senso letterale del termine.

Eccola allora “impersonare” Paloma di Picasso, con tanto di cornice attorno, a zonzo tra Piazza San Marco, Mercerie e Campo San Salvador.

Ma, ovviamente, al nostro folletto ciò non bastava: da una parte ci aveva indubbiamente preso gusto, dall’altra aveva intrapreso una sfida con se stessa per portare l’arte con sé, per condividerla con chi la guardava.

Da Picasso ad un incredibile Arlecchino in bianco e nero che, nonostante ciò, pare coloratissimo, alla Dama e l’Unicorno del Musée de Cluny passando per San Giorgio e il drago di Vettore Carpaccio il passo è stato breve e da lì è continuato, sempre più complesso, sempre più gratificante. 

Gli anni sono passati, e tanti!, ma i folletti come Rossana hanno più vite dei gatti, e ogni volta, dopo ogni Carnevale, eccola lì a pensare all’artista che “interpreterà” per l’anno successivo, come sintetizzarlo con una sua opera o un compendio di citazioni, per poi indossare quella strana gerla e, armata di buona volontà, con l’entusiasmo e la determinazione di una giovinetta, scendere in strada per vedere le reazioni della gente.

Tutti i disegni e i testi presenti su questo sito sono di proprietà dell’autore ©Paolo Mameli 2020

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