Darix il gladiatore - 4
L’uomo con la giacca a quadri e la paglietta sulle ventitré non rispose subito, ma continuò a guardarmi con gli occhi ridotti a due fessure, come se stesse meditando sulla prossima mossa.
“Vado a chiamare il proprietario. Attendetemi qui, e guai se scappate”, disse infine, poi si allontanò.
Noi rimanemmo lì impalati e nervosi: in effetti avremmo potuto fare una fuga ignobile, come in realtà qualcuno mi suggerì, ma avevamo una certa dignità da onorare, prima di tutto con noi stessi e poi nei confronti delle ragazze che, a dir il vero, dovevano aver mangiato la foglia e, dopo essersi consultate tra di loro con una serie di sguardi inequivocabili seguiti da qualche scuotimento di testa, con un semplice “Ciao!” se ne andarono, lasciandoci delusi e amareggiati.
Neanche un minuto dopo ecco ritornare il giostraio accompagnato da un uomo massiccio con una calvizie incipiente che sovrastava un naso notevole.
“Sono loro, signor Darix!”
Sì, era proprio lui: Darix Togni. Era un mito che avrei sempre voluto incontrare, ma non di certo in quel momento e in quei frangenti.
“Allora, ragazzi, cosa succede?” ci chiese gioviale.
“Non possono pagare, signor Darix!” spiegò, anche se non ce n’era bisogno, il giostraio.
“Ah, davvero?” commentò il padrone del circo con un’aria tra lo stupito e il commiserevole.
“Sì, in effetti non siamo in grado di pagare…” replicai a capo chino mentre con la mente stavo conteggiando la grande quantità di colpi che avevamo effettuato con le nostre esibizioni.
Il ‘Signor Darix’ si portò una mano al mento, come se questo gesto lo aiutasse a pensare meglio. Io lo guardai: era decisamente un uomo simpatico, dal forte carisma, ma ero certo che non si potesse prendere sottogamba. Dopotutto il suo mestiere consisteva nel mettere la testa nella bocca dei leoni e tirarla fuori intatta: se i leoni e le altre bestie feroci lo temevano, era meglio non scherzare!
“Lo sapete, ragazzi, che prima di fare qualcosa, bisogna controllare se si è in grado di farlo?”
“Sì, è vero, signor Togni. Ma ormai l’abbiamo fatto. E in qualche modo vorremmo pagare…”
Il direttore del circo si rivolse all’uomo dalla giacca a scacchi e la paglietta sulle ventitré per chiedergli a quanto ammontasse la somma che gli dovevamo. Alla risposta strabuzzò per un attimo gli occhi, poi ci guardò e io colsi nel suo sguardo un lampo selvaggio di sadica soddisfazione.
“Volete pagare? D’accordo, non c’è problema. Ho qualcosa da farvi fare!”
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